Ho aperto gli occhi. E ho
avuto l’intuizione.
Oppure ho avuto
l’intuizione nel sonno e mi sono svegliato.
Adesso è difficile dirlo
perché l’attimo è passato, però è stato come se mi fossi svegliato tramite un
interruttore.
Click.
Occhi aperti. Occhi
spalancati. Cervello in moto.
Non ho mai messo a fuoco
il perché mi piacessero molto i flashmob.
Voglio dire: cercando di
analizzare il mio entusiasmo la prima volta che li vidi, ma anche nelle volte
successive, non sono mai riuscito ad afferrare con ragione il perché del mio
godimento.
Per godimento non intendo
il piacere visivo, il compiacimento dell’occhio, la bellezza nell’osservazione
di un fenomeno; per godimento intendo l’entusiasmo profondo di carattere fisico,
quello che prende lo stomaco, il cuore, un angolo remoto del tuo organismo
(ammesso che esso sia prismatico) e che da lì fa fremere tutto il ‘fremibile’…
trasmettendo una positività ed un ottimismo ingiustificato.
Dopo tante spiegazioni
cercate ed elaborate con lucidità, in una mattina di marzo: click.
Capito tutto.
Perché poi quando hai
un’intuizione, che allinea tanti punti che precedentemente avresti giudicato
poco imparentati tra loro, tutto appare chiaro ed estremamente logico. Quasi inevitabile.
Una retta infinita si
illumina nella nebulosa del pensiero e alcuni granelli di quel pulviscolo
caotico diventano le crune che guidano la proiezione di un significato.
L’intuizione è stata
questa:
assimilare questa cosa…
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via: Flickr autore: Fercq http://www.flickr.com/photos/menjy/5068048807/lightbox/ |
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via: Flickr autore: HardieBoys http://www.flickr.com/photos/jlpt/5173397165/lightbox/ |
…a quest’altra.
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immagine tratta dal film GENESIS regia: Claude Nurisdany |
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immagine tratta dal film GENESIS regia: Claude Nurisdany |
Se uno ci pensa bene, al
di là di quello che vediamo nelle fotografie, queste due cose non sono molto
diverse tra loro. Cerco di spiegarmi meglio.
Molti ‘esperti’ ritengono
che la vita si sia formata grazie ad una accidentalità della materia.
All’origine dell’universo, in un rimescolamento caotico, di natura chimico-fisica,
l’aggregazione delle sostanze ha formato delle associazioni molecolari dotate
di stabilità e quindi di forma. Alcune di queste forme sono state il
‘prototipo’ della vita, grazie ad un ulteriore carattere che possedevano e che
consisteva nella mutabilità morfologica, nella capacità progressiva di
sostituire e variare le componenti di questa struttura senza comprometterne
l’equilibrio generale.
Le prime forme di vita
avevano una struttura molto semplice, tant’è che si identificano con gli organismi
unicellulari. Forme di vita più complesse sono apparse solo successivamente e
grazie ad un livello di aggregazione superiore, questa volta non riguardante la
scala molecolare ma quella più macroscopica di natura cellulare. Una
complessità superiore della vita deriva quindi da un ‘associazionismo’
orizzontale e cooperativo tra organismi semplici, esistenzialmente minimi, che non
rispondo ad ordini imposti da livelli sovraordinati o ad una organizzazione di
tipo gerarchico-piramidale, bensì ad una loro spontanea propensione
nell’associarsi con altri individui a loro simili, per generare una struttura
formale in grado di accoglierli in una condivisione di intenti, il cui
principale scopo è quello, ricorsivo, di proteggere essi stessi e conservare la
VITA di cui essi sono portatori.
Beh, questa cosa qui, questa
morfo-genesi, questo spettacolo della vita che si sviluppa partendo da zero, oltre
ad appartenere alla biologia, mi sembra di vederla anche nell’ambito sociale,
attraverso queste forme di partecipazione che sono i FLASHMOB.
Ho capito insomma che la visione
dello spettacolo offerto da queste persone, è per me equivalente al vedere nel
microscopio tanti piccoli organismi individuali che associandosi sviluppano la
vita, e la conservano e la proteggono e la estendono oltre i confini
pre-impostati dalla loro individualità.
Mi piace il flashmob
perché esso, più e meglio di altre forme espressive, incarna profondamente il
valore della vita, dal suo grado zero, corrispondente al caos, al suo grado
massimo, corrispondente alla forma associativa stabile, condivisa e visibile.
Come l’associazione
cooperativa degli organismi unicellulari ha permesso lo sviluppo di forme
viventi più complesse, compreso l’uomo, l’associazione che si crea tra i
componenti dei flashmob sviluppa dei legami
sociali inconsueti e forse più evoluti rispetto a quelli canonici che siamo
abituati a vedere nei nostri contesti esistenziali: il nostro status di cittadini,
oppure quello di dipendenti aziendali, ci inserisce in un contesto sociale in
cui le relazioni tra individui si esprimono attraverso la forma piramidale, con
pochi che comandano e molti che obbediscono, e dove le informazioni circolano
attraverso formule impositive unilaterali, tipo: ‘DEVI FARE QUESTO’; Il flashmob al
contrario è una forma evoluta di socialità in cui ognuno liberamente decide o
meno di partecipare; in cui le informazioni circolano in modo orizzontale, propositivo e multidirezionale; in cui c’è un riconoscimento spontaneo del proprio ruolo nel
disegno generale e dove soprattutto c’è una volontà di condivisione con gli
altri che si concretizza in organismi sociali veri e propri, seppur effimeri.