L’occasione di recuperare
il sedime urbano che si affaccia sulle due piazze principali del centro storico
di Bastia, costeggiando Via Gambara, offre l’opportunità di un intervento che,
rimanendo di natura architettonica, coinvolga l’intero spazio pubblico urbano
della città.
Le intenzioni progettuali,
orientate a tale scopo, si sono quindi concretizzate nella ricerca di una forma
architettonica in grado di sfruttare al massimo l’area di sedime, con una
presenza capace di ripristinare e salvaguardare gli spazi pubblici della vera e
propria città.
Facendo un’analisi
percettiva dello stato di fatto del contesto si può notare come ogni edificio,
indipendentemente dall’altezza che esso raggiunge, partecipa alla formazione di
una quinta di separazione tra Piazza Mazzini e le vie retrostanti. Se da un
lato, questa disposizione, può dirsi positiva, in quanto descrive in modo molto
definito lo spazio urbano, da un altro essa può dirsi penalizzante, poiché la
frammentazione e la separazione degli ambiti urbani rende meno permeabile e
accessibile il tessuto pubblico urbano nella sua interezza.
Quest’ultima
considerazione è particolarmente evidente nella valutazione dello stato di
fatto dell’area oggetto di intervento: su quel fianco di Piazza Mazzini,
infatti, la disposizione degli edifici funge da barriera percettiva e di
percorrenza nei confronti dell’ ambito urbano retrostante di Piazza Franchi
che, recuperata e riaperta al pubblico da pochi anni, rappresenta l’altro
spazio urbano principale della città.
Il progetto si è quindi
basato sull’intenzione di definire un edificio in grado di riallacciare i
legami urbani e di riaprire la percezione degli spazi pubblici. A tale scopo, facendo
salva la necessità di sfruttare il sedime dell’edificio precedentemente
esistente, il volume architettonico di progetto si definisce come un prisma
stereotomico, dalla forma lineare e concreta, la cui pelle di rivestimento è
giocata in un’alternanza di pieni e vuoti, di superfici opache e trasparenti
che, non dissimulando la presenza fisica e tangibile dell’architettura, renda
quest’ultima subordinata alla percezione unitaria degli spazi urbani
contermini.
La rarefazione degli
elementi strutturali e la trasparenza, quasi totale, dell’involucro
architettonico, ai primi due piani, è orientata a tal fine: all’annullamento
integrale della costruzione e al recupero del rapporto visivo tra le parti
della città che ad oggi risultano nascoste e separate.
Ai piani superiori il
rapporto tra opacità e trasparenze dell’involucro cambia, trovando nuove
configurazioni e proporzioni, questa volta più legate agli spazi interni dell’edificio.
I due fronti prospettanti su Piazza Mazzini e Piazza Franchi vengono mantenuti
completamente vetrati con l’utilizzo di un infisso che, diverso da quello dei
piani sottostanti, definisce una scansione ritmica più serrata dei piani di
facciata. Sulla composizione di questi due fronti principali si inseriscono,
come intarsi, due piani di calcestruzzo a faccia a vista, che definiscono
l’ingresso all’attività commerciale (lato Piazza Mazzini) e il vano ascensore
(lato Piazza Franchi). Lateralmente invece, sul lato di Via Gambara, l’edificio
ritrova una sua opacità e pienezza geometrica con un rivestimento in ottone
brunito, adottato come rivestimento della parete di facciata e per i pannelloni
scorrevoli di oscuramento delle finestre laterali.
progettazione architettonica/ fabrizio milesi + carlo antonelli
edificio commerciale e terziario
bastia umbra/ pg
06/2011