sabato 23 ottobre 2010

Parole della musica/ 01

L'ESTRANEO (infiniti ritorni)

di Roberto Vecchioni


Lontano, lontano qualcuno

mi darà la mano

lontanto, lontano...

Dai dottori di Smirne ho imparato

il triangolo e il libro della vita

scorreva piano fra le dita;

coi mercanti di Tebe ho giocato

tutti i sensi di scacchi e di pedine

coi chicchi bianchi e le palline;

e dai profughi celti ho visto segni

per capire le stelle e aprire un velo

e far salire menhir al cielo.


Sotto i portici di Toledo

ho preso un bimbo nero per la mano

e mi portavano lontano i suoi occhi;

e correvo nelle mille sere,

con i dadi fermi nel bicchiere

e intorno amore, amore, amore, amore...

E in un attimo di Granada

ho ucciso per due volte uno stesso uomo

e non chiedevano perdono i suoi occhi...

e correvo nelle mille sere,

con i dadi fermi nel bicchiere

e intorno amore, amore, amore, amore...


E il mio vecchio che sa la verità

guarda il tramonto dalla collina:

da qualche punto lontano

suo figlio tornerà.


E ho imparato le mille posizioni

fra le gambe di donne e di bambini

le loro bocche come fiori

e ho giocato le cento rivoluzioni

la mia rabbia e le cento delusioni

che son mille e son tante

e son belle e son sante il giorno dopo.

E provai ogni droga più che vino,

il linguaggio del bruco e l'assassino

e a saper tutto senza parole.


E in una sera di Gerusalemme

dal vecchio ebreo che contrattava gemme

ho visto un dio che mi veniva incontro

e ho provato tutto per scappare,

ma lui insisteva: "Dài, fatti salvare,

ho tanto amore, amore, amore...".


E in un cortile di Gerusalemme

che aveva sceltto lui da chissà quanto

mi abbracciò e baciò e stava delirando,

e aver capito tutto in un istante

fu come morir le morti tutte quante

e non volere essere più niente, niente, niente...


E il mio vecchio che sa la verità

guarda il tramonto dalla collina:

da qulache punto lontano

suo figlio tornerà. 




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