sabato 29 gennaio 2011

Foto-grafica/ oltre la finestra






Tabacchificio di Marsciano
anno 2009

Design/ arredi sacri


SCHIZZI DI STUDIO

studio organizzativo del presbiterio

studio fronte presbiterio

studio seduta sacerdotale

schizzo seduta definitiva
schizzo panca
studio ambone

studio ambone
studio ambone
studio ambone
studio ambone

studio altare
studio altare

studio altare

studio altare

studio altare




FABBRICA











Progetto per gli arredi sacri della chiesa di S. Maria Assunta in Pieve Fanonica
con Arch. G. Bianconi  
2008 

mercoledì 26 gennaio 2011

Archivio delle idee/ 02

L’analisi è il processo di scomposizione delle idee per cui esse si riconducono dimostrativamente alle verità assiomatiche evidenti; la sintesi è la ricomposizione della totalità organica con gli elementi così analizzati, in modo che il pensiero ha la conferma che questi e non altri ingredienti entrano nel composto. 


QUATTRO PRECETTI LOGICI


PRIMO PRECETTO
Il primo era di non accogliere mai nulla per vero che non conoscessi esser tale per evidenza: di evitare, cioè, accuratamente la precipitazione e la prevenzione, e di non includere nei miei giudizi niente di più di quello che si presentasse così chiaramente e distintamente alla mia mente, da non lasciar luogo a dubbi.

SECONDO PRECETTO
Il secondo, di dividere ciascuna delle difficoltà da esaminare nelle parti di cui è suscettibile e di cui c’è bisogno per meglio risolverla.

TERZO PRECETTO
Il terzo, di condurre con ordine i miei pensieri, cominciando dagli oggetti più semplici e più facili da riconoscere, per salire a poco a poco, come per gradi, fino alla conoscenza dei più complessi, e supponendo che, tra quelli che non si succedono naturalmente, esiste tuttavia un ordine.

QUARTO PRECETTO
L’ultimo, di far dovunque delle enumerazioni così complete e revisioni così generali, da esser sicuro di non aver omesso nulla. 

Da Discorso sul metodo
Di René Descartes 

Bologna: cinematica urbana ed il nuovo municipio

L'architettura celata nei segni progettuali diventa realtà, espressione di volontà, e come tale viene percepita da coloro che vi confrontano. L'architettura del luogo pubblico deve perciò rispettare quelli che ne sono i primi referenti, coloro che in quello spazio vi trovano un'identità, una casa da abitare o semplicemente un paesaggio nel quale perdersi e ri-trovarsi. Una delle prime immagini legate al nuovo municipio di Bologna è puramente fantasiosa, eppure di una tale forza da constringermi a leggittimarla ora come cardine principale dell'intero progetto: un edificio integralmente composto da persone; da persone di diversa età, altezza, peso, sesso, abbigliamento, aggregati tra loro come fossero elementi architettonici. L'immagine è stata poi tradotta ma i principi costitutivi, invariati nel tempo, rimangono quelli originari, quelli dell'architettura di persone; dell'edificio che perde la finalità esplicitamente estetica per rivelarsi nel valore universale di "contenitore". Abbiamo pensato al municipio come casa della cittadinanza, sempre aperta, come luogo dell'identità, dove ognuno potrebbe entrarvi e, a seconda dei propri interessi, trovare "collocazione". La capacità principale dell'edificio è quindi legata all'accoglienza, alla possibile esperienza di essere presenti offerta ad ogni singolo individuo di Bologna. La stessa città si rivela nei medesimi termini, indicandosi come città aperta, composizione di singoli individui, società del rispetto e della tolleranza nell'immaginario comune dei più. La necessità con la quale l'edificio mostra se stesso è inscindibilmente connessa al concetto di indeterminato, in cui la struttura architettonica funge solo da comune denominatore alle infinite configurazioni possibili. Quella che si è sviluppata è l'idea di un edificio sensibile alla vita che vi scorre all'interno, un'architettura capace di coniugare la fissità dei propri elementi alle dinamiche pulsanti della comunità cittadina. Stratificazione e modulazione dei pieni e dei vuoti, di calcestruzzo armato e cristallo, incisione dei tessuti strutturali, forte connessione verticale ed orizzontale dei percorsi pubblici, variabilità percettiva dello spazio interno: sono questi gli elementi attraverso cui il progetto si sintetizza ed esprime; in queste risiede la duplice volontà del divenire assieme luogo fisico e luogo delle relazioni. L'edificio si libera della propria mono-funzionalità e diventa oggetto complesso, parte di città, il corpo nel quale si condensano relazioni spaziali squisitamente architettoniche ma ancor più di carattere urbano. La possibilità di far co-esistere assieme uffici, negozi, spazi di rappresentanza, gallerie espositive e luoghi pubblici ha richiesto un particolare approfondimento delle capacità distributive e di riflesso ha posto la città come ulteriore referente progettuale. Seppur unico nelle sue dimensioni, il nuovo municipio non è monumento, non richiama memoria, non trasferisce valori, bensì è presente come possibilità, come una delle infinite forme fisiche della città. Il sistema delle relazioni urbane non si perde alla presenza dell'edificio, anzi queste vengono compresse e importate al proprio interno, secondo una scansione verticale corrispondente ai vari livelli. Ai piani inferiori trovano spazio funzioni di interesse esclusivamente pubblico, come il servizio delle poste, una banca o il ristorante self-service. Ai piani superiori sono invece collocati gli ambienti di lavoro degli organi di governo, spazi di rappresentanza, aree verdi ed un eliporto. Le grandi superfici verticali in cristallo sono "screen" attraverso cui vedere la vita interna all'edificio, i flussi delle persone in esso contenuti, dipendenti o semplici visitatori che siano. I fronti principali sono così scanditi da ampie superfici trasparenti e setti murari mentre quelli trasversali sono caratterizzati da grandi superfici in calcestruzzo aritmicamente intagliate da finestre a tutta altezza.


Lo schema distributivo generale, con differenti modalità a seconda dei vari livelli, prevede una suddivisione planimetrica per fascie funzionali longitudinali. Nello specifico viene individuata una prima fascia, la più interna all'edificio, nella quale collocare la circolazione pedonale pubblica e non; una seconda fascia, mediana, adibita a spazi di servizio (quali archivio uffici, servizi igienici, spazi tecnici, zone attesa, ascensori, ecc.); ed un'ultima fascia, più esterna, in cui collocare gli spazi di lavoro o aree di pubblico accesso. Tale impianto permette la massima permeabilità dell'edificio, attraversabile in tutta la sua lunghezza, assicurando al contempo una giusta riservatezza agli ambienti di lavoro. Per permettere un affaccio diretto verso l'esterno, delle parti più interne all'edificio, lo stesso risulta scandito da tre grandi blocchi strutturali, distanziati tra loro da pareti verticali vetrate direttamente percepibili dagli spazi di circolazione e dalle zone adibite ad attesa. Per quel che concerne l'organizzazione e la distribuzione dei vari uffici, queste hanno seguito la logica di massima accessibilità, cercando tuttavia di mantenere un determinato grado di privacy per gli spazi di alta rappresentanza e di governo. Ai piani inferiori sono stati perciò collocati spazi ad uso commerciale, servizi generali (poste, tesoreria, ufficio informazioni, ecc.) e uffici a prevalente accesso pubblico. Ai piani superiori trovano posto: l'ufficio del sindaco, la direzione generale, il gabinetto, spazi istituzionali e di rappresentanza.


Gli uffici accessibili al pubblico sono dotati di spazi di accoglienza e di attesa in stretto contatto con gli ambienti di lavoro. Questo ha permesso di risparmiare superficie nei confronti dei collegamenti e di ampliare quella dedicata alle postazioni dei dipendenti. . L'ambiente di lavoro è stato pensato come open-space dove poter collocare varie isole di lavoro con postazioni di 4 e 8 posti. L'uso della tecnologia multiutente permette l'ottimizzazione delle isole di lavoro così da poter garantire l'uso delle stesse da parte di diversi gruppi in varie ore del giorno. Le varie postazioni sono tra loro separate da elementi mobili per l'archiviazione dei documenti recenti. Nelle fascie perimetrali di ogni blocco-ufficio sono stati dislocati spazi di supporto quali gli uffici del responsabile d'area, sale ricevimento, sale riunioni. Altri uffici, dedicati soprattutto alla rappresentanza sono stati organizzati privilegiando l'esclusività dei luoghi, cioè permettendo un elevato grado di privacy ed assieme mantenendo un'alta connettività con gli ambienti-lavoro di supporto.







Firenze. 2004