sabato 24 dicembre 2011

Archivio delle idee/ 08


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Questo signor Hamano era così, e sempre mi raccontava la bellezza dei suoi torrenti e boschi e Dio sa se non ero d’accordo, soltanto che io non posso occuparmene: non ho soldi abbastanza, non ho tempo, e poi anche se andassi per boschi in posti lontani, non sarebbe certo l’ossigeno ad eccitarmi, e neppure l’esercizio ginnico e ancora meno l’aspetto esistenziale o terapeutico: non il vantaggio clinico, ma per esempio la geologia, le rocce come sono cadute, le montagne come sono invecchiate, la vegetazione come si rinnova. Di quei posti lontani m’interessano le solitudini, le nostalgie, le paure, i resti corrosi, insomma la continuità della vita nel disastro generale, piuttosto che la visione vitalistica benedicente e consolante. E poi casomai m’interessa, più che la cultura, la sua assenza.
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Tutto molto bello, appunto. Il fatto però è che io sono sempre più ossessionato da ogni tipo di puritanesimo, anche se illuminato. Non so perché divento subito molto sospettoso, e qualche volta anche nervoso. Dietro a ogni accenno di puritanesimo ci sono troppe presunzioni, troppe certezze. C’è quasi sempre anche un missionario, un idiota presuntuoso che vuole dimostrare come stanno le cose, com’è organizzata la realtà, al di qua, al di là, il firmamento, l’adesso e il poi, il bene e il male e tutto il resto.
Io sono amico della gente incerta, perplessa, modesta che cerca di capire e che sempre è nello stato di uno che non ha capito. Sono molto amico della gente che ha paura.
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C’è sempre una perfezione che viene perduta. C’è sempre un incantesimo che non si trova più. Come quando raccoglievo i lamponi nel bosco la mattina presto. È un ricordo qualunque ma ho molte, moltissime nostalgie di ricordi privati, ricordi di antiche perfezioni perdute. Sono in realtà ossessionato dalle nostalgie private, e in qualche modo sono forse anche ossessionato da nostalgie della storia pubblica, che si spingevano molto indietro, fino ai tempi più antichi, perché so bene che si è perduta per sempre qualche speciale perfezione. Si continua ad abbandonare qualcosa. Si continua a dire addio. Il problema, forse, è cercare di inventare nuove perfezioni, pensare che ogni momento è una perfezione che comunque si può perfezionare – voglio dire il problema permanente è costruirsi nuove perfezioni di cui poi continuare ad avere, per sempre, nostalgia.


Da Scritto di notte
di Ettore sottsass
(2010)

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