[…]
Questo signor Hamano era così, e sempre mi
raccontava la bellezza dei suoi torrenti e boschi e Dio sa se non ero d’accordo,
soltanto che io non posso occuparmene: non ho soldi abbastanza, non ho tempo, e
poi anche se andassi per boschi in posti lontani, non sarebbe certo l’ossigeno
ad eccitarmi, e neppure l’esercizio ginnico e ancora meno l’aspetto
esistenziale o terapeutico: non il vantaggio clinico, ma per esempio la
geologia, le rocce come sono cadute, le montagne come sono invecchiate, la
vegetazione come si rinnova. Di quei posti lontani m’interessano le solitudini,
le nostalgie, le paure, i resti corrosi, insomma la continuità della vita nel
disastro generale, piuttosto che la visione vitalistica benedicente e
consolante. E poi casomai m’interessa, più che la cultura, la sua assenza.
[…]
Tutto molto bello, appunto. Il fatto però è che io
sono sempre più ossessionato da ogni tipo di puritanesimo, anche se illuminato.
Non so perché divento subito molto sospettoso, e qualche volta anche nervoso. Dietro
a ogni accenno di puritanesimo ci sono troppe presunzioni, troppe certezze. C’è
quasi sempre anche un missionario, un idiota presuntuoso che vuole dimostrare
come stanno le cose, com’è organizzata la realtà, al di qua, al di là, il
firmamento, l’adesso e il poi, il bene e il male e tutto il resto.
Io sono amico della gente incerta, perplessa,
modesta che cerca di capire e che sempre è nello stato di uno che non ha
capito. Sono molto amico della gente che ha paura.
[…]
C’è sempre una perfezione che viene perduta. C’è
sempre un incantesimo che non si trova più. Come quando raccoglievo i lamponi
nel bosco la mattina presto. È un ricordo qualunque ma ho molte, moltissime
nostalgie di ricordi privati, ricordi di antiche perfezioni perdute. Sono in
realtà ossessionato dalle nostalgie private, e in qualche modo sono forse anche
ossessionato da nostalgie della storia pubblica, che si spingevano molto
indietro, fino ai tempi più antichi, perché so bene che si è perduta per sempre
qualche speciale perfezione. Si continua ad abbandonare qualcosa. Si continua a
dire addio. Il problema, forse, è cercare di inventare nuove perfezioni,
pensare che ogni momento è una perfezione che comunque si può perfezionare –
voglio dire il problema permanente è costruirsi nuove perfezioni di cui poi
continuare ad avere, per sempre, nostalgia.
Da Scritto di notte
di Ettore sottsass
(2010)
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